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Il seguente articolo illustra i vari aspetti e le bellezze dell’isola del Giglio, isola appartenente, insieme alle isole di Capraia, Elba, Giannutri, Gorgona, Pianosa e Montecristo, alle isole dell’Arcipelago toscano.

Primo giorno

Dopo essere giunti all’isola abbiamo conosciuto la nostra guida che ci ha accompagnato per questi tre giorni.

Lucilla la nostra guida ci ha portato, dopo aver depositato i nostri bagagli, per un sentiero dove ci ha illustrato alcune delle piante autoctone dell’isola.

Le piante che abbiamo analizzato sono:

Cistus salviifolius,foglie di colore verde chiaro, ellittiche e non collose al tatto.

I fiori sono solitari e hanno simmetria raggiata e diametro di 4-5 cm. La corolla è composta da 5 petali liberi, di colore bianco con sfumature gialle alla base.

Cistus monspeliensis, La pianta ha il fusto peloso con portamento inizialmente eretto e poi decombente e cespuglioso.

Le foglie sono lineari-lanceolate, con margine revoluto, vischiose al tatto, con forte e gradevole odore aromatico.

I fiori sono riuniti in piccoli racemi, hanno simmetria raggiata. Il calice è composto da cinque sepali disuguali. La corolla è composta da 5 petali liberi, di colore bianco, con una piccola macchia gialla alla base.

Cistusalbidus, Il fusto della pianta è legnoso dotato di corteccia. Le foglie sono opposte e dotate di peli stellati. Le infiorescenze sono costituite da tre ad otto fiori, sorretti da peduncoli.

Mentre scrutavamo l’orizzonte, durante la nostra camminata, abbiamo potuto osservare le enormi “praterie” di Posidonia oceanicache circondano l’isola direttamente immerse nel magnifica acqua del mare essa è una pianta endemica del Mar Mediterraneo cioè appartenente esclusivamente a un determinato territorio.

Essa è una pianta con un fusto, delle foglie e dei fiori veri e propri che riesce a sopravvivere sommersa fino ad una profondità di 30 metri e funziona da barriera per le correnti marine e da bio-indicatore per la qualità dell’acqua.

Poi la guida ha esposto che il Giglio è un isola di natura granitica, una roccia dalla grana piuttosto grossolana con un enorme potenzialità nel campo edile, e principalmente montuosa.Le coste sono rocciose e scoscese ad eccezione  della spiaggia di giglio campese la quale è sabbiosa a grana grande (zona nord-ovest dell’isola).

Alla fine della nostra camminata ci siamo potuti rilassare sulla spiaggia delle Cannelle dove abbiamo potuto sentire la meravigliosa acqua dell’isola del Giglio.

Secondo giorno

Dopo la colazione, abbiamo preso il nostro pranzo al sacco e ci siamo incamminati per la nostra lunga escursione trekking.

Ma prima il pullman ci ha portato a Giglio Castello a visitare la cittadella militare, la chiesa e poi ci ha spiegato la storia dell’isola.

Pur essendo una piccola isola la sua storia è molto ricca e varia. Fin dall’antichità l’isola era abitata da una famiglia romana, i Domizi Enobarbi, i quali raggiunsero l’apice del loro splendore quando Nerone divenne imperatore.

Durante il periodo medievale l’isola subì l’effetto del incastellamento, effetto che fece spostare la popolazione del Giglio dalle coste ad una fortezza e che implicò la costruzione di torri di guardia a scopo militare.

Infatti in una posizione sopra elevata rispetto al mare possiamo osservare la città di Giglio Castello la quale ha oltre alle abitazioni dei cittadini una roccaforte, vecchia cittadella militare sfruttata per la difesa degli abitanti dagli assalti dei Corsari e dei Saraceni.

L’obiettivo degli assalitori non erano risorse primarie o ricchezze ma bensì erano gli abitanti, essi venivano deportati, schiavizzati e venduti in Oriente.

Le loro incursioni erano molto frequenti e temute poche ogni volta che venivano portate via sempre più persone fino al punto che il corsaro Barbarossa, in una sua incursione, portò via ogni persona presente, facendo diventare l’isola del Giglio completamente disabitata.

Durante il periodo del Gran ducato di Toscana (XV-XVI secolo) la famiglia De Medici mandò le famiglie Senesi ribelli sull’isola per un ripopolamento e per non avere rivali politici.

Gli assalti dei pirati ebbero fine solo nel 29 Novembre del 1799 dopo la vittoria della milizia Gigliese.

Questa data è tra le ricorrenze più importanti dell’isola e ogni Novembre sull’isola si svolge un evento nella quale si ricostruisce la battaglia tra gli assalitori e i cittadini.

Passando alla parte religiosa, l’isola fu cristianizzata da San Mamiliano, Santo molto importante per l’isola a cui è intitolata la chiesa presente a Giglio Castello.

La chiesa di “San Pietro Apostolo”, detta anche cappella del crocefisso, è stata costruita molto probabilmente nel XV secolo, la quale conserva numerose reliquie come:

un capitello corinzio, due statue di San Mamiliano e San Pietro, le reliquie di Papa Urbano I e Urbano VIII, gli arredi sacri di Papa Innocenzo XIII e un crocifisso d’avorio attribuito al Gianbologna.

Durante la nostra spedizione, la guida ci ha spiegato la flora presente nel bosco: essa comprende il pino domestico, con chioma conica e produce una pigna con pinolo commestibile quindi utilizzabile in ambito culinario.

Il pino marittimo, usato per proteggere i pini domestici da raffiche di vento provenienti dal mare.

Un'altra pianta usata in ambito gastronomico è il mirto usato per la produzione di liquore.

Sono presenti anche diversi individui di eucalipto, pianta alloctona importata dall’Australia.

Successivamente, mentre stavamo camminando, la nostra guida ci ha parlato delle qualità enogastronomiche tipiche come: il panficato, il vino ansonica e altri antichi dolci come gli stinchi di morto (dolcetti alle mandorle), i biscottini al sesamo e la torta di ricotta-cioccolato e da non dimenticare pure le eccellenze dei piatti di carne e pesce.

Il panficato nasce a Giglio Castello utilizzando i frutti dell'isola: i fichi e l'uva essiccati al sole su piastre di granito.

Somiglia al panforte senese e molto probabilmente proprio da esso deriva.

Le differenze sono negli ingredienti infatti nel panficato è assente il vino e veniva utilizzata della vinella ottenuta dai raspi bagnati lasciati fermentare.

La vite da cui si ricava il vino ansonica, viene piantata sui terrazzamenti che sono una soluzione adottata in agricoltura per rendere coltivabili territori di particolare e accentuata pendenza;  è un vino giallo-verdolino dai profumi intensi ed avvolgenti. Fruttato con lievi sentori erbacei esprime discreta freschezza con buon equilibrio.

La camminata è proseguita in salita fino a giungere alla cima di Poggio della Pagana (496m sopra il livello del mare) dove abbiamo fatto una pausa con vista mozzafiato sul Mar Tirreno, per poi tornare sulla spiaggia delle Cannelle.

Terzo giorno

Il giorno successivo dopo aver  superato un altro arduo sentiero, dove abbiamo visto l’unico corso d’acqua contenente girini di Disco Grosso Sardo (una specie autoctona di rana), siamo giunti al laboratorio di biologia marina, dove abbiamo sperimentato l’esperienza di essere biologi marini per un giorno…

Quarto giorno

Purtroppo il tempo non è stato dei migliori infatti ha piovuto mentre eravamo lungo una mulattiera e ciò ha eliminato i piani prefissati anticipando la nostra partenza dall’isola che abbiamo lasciato a malincuore.

Prof.ssa Stefania Roversi

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