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Nel centro storico di Mantova, in via Ardigò 13, sorge la storica biblioteca comunale, fondata dall'imperatrice Maria Teresa d’Austria, duchessa di Mantova, nel 1780. In queste settimane le classi 2AE e 2CE  hanno visitato questo meraviglioso luogo di cultura che  ospita un patrimonio bibliografico e documentario antico e moderno di circa 350.000 unità di cui 170.000 appartenenti al mondo antico tra cui: manoscritti, incunaboli (libri stampati con la tecnica a caratteri mobili inventata prima dell'anno 1504), carteggi, stampe e disegni, globi geografici e fondi speciali tra cui il fondo ebraico cabalistico più importante al mondo (la cabala si sviluppò in origine all'interno del pensiero ebraico e sosteneva l'interpretazione simbolica della Bibbia; arte che presume di indovinare il futuro per mezzo di numeri, lettere e segni). La biblioteca è composta da due sale. La prima sala è un ampio ambiente rettangolare, illuminato da quattro finestre su ciascun lato lungo, contraddistinto da due ordini di scaffalature in legno di noce, che contengono i volumi più preziosi. Al centro della sala sono state collocate delle teche in cui sono presenti un testo di Galileo Galilei e opere di Virgilio. Si possono ammirare lampadari monumentali in stile veneziano che abbelliscono le due sale, opera della vetreria d'arte veneziana. Le guide che hanno accompagnato le classi nella visita della biblioteca hanno saputo catturare l’attenzione degli studenti con riferimenti storici molto interessanti e facendo loro toccare con mano i materiali di cui raccontavano la storia. Hanno spiegato come i libri sono giunti dalla Francia all’Abbazia di San Benedetto in Polirone e poi in Teresiana. Nel monastero di San Benedetto Po, fondato dal conte Tebaldo di Canossa, i monaci si dedicavano a lavori manuali e passavano intere giornate a trascrivere i manoscritti sacri, motivo per cui vennero successivamente chiamati con il termine “amanuensi”. Inizialmente si  scriveva su fogli di papiro, che era, però, disponibile in quantità limitate. In seguito, si cominciò a scrivere su pergamena, chiamata anche cartapecora, che però garantiva la possibilità di utilizzare solo uno dei due lati (ovvero quello più interno in cui la punta della penna d’oca riusciva a penetrare). Dato che da una pecora si potevano ricavare circa 3/4 fogli di pergamena, non poteva essere sprecata per insegnare ai bambini a scrivere. Pertanto, quest’ultimi scrivevano su tavolette di cera. La carta sostituì la pergamena e si rivelò un materiale più semplice ed economico  da realizzare. In seguito gli amanuensi vennero sostituiti dalla stampa a caratteri mobili (inventata da Gutenberg). Con lo sviluppo sociale ed economico, gli abati cominciarono a riprodurre anche testi laici, e non più solo sacri, con il solo scopo di diffondere cultura e conoscenze. In seguito, però, i monasteri  vennero repressi da Napoleone, contrario alla diffusione di testi che divulgavano il sapere. Di conseguenza i libri del monastero vennero trasferiti alla biblioteca Teresiana, luogo ideale per gli amanti del passato, dei libri e dei documenti storici, dal momento in cui ci si rende conto che la biblioteca ospita un patrimonio culturale senza tempo, da tutelare, affinché sia accessibile alle future generazioni. Sono auspicabili il monitoraggio delle condizioni di conservazione delle collezioni e la programmazione di interventi di restauro conservativo, proprio perché non vada dispersa la grande ricchezza culturale presente nella biblioteca.

Studentessa Allison Molinari




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