Il giorno 25 novembre 2016, alcune classi del biennio della nostra scuola si sono riunite in aula magna per incontrare l’imprenditore edile Ignazio Cutrò, testimone di giustizia che ha rifiutato di sottomettersi alla mafia siciliana.
All’incontro, Cutrò ha descritto la sua vita da quando è stato vittima per la prima volta dell’attentato mafioso in cui è stata incendiata la sua pala meccanica; egli l’ha poi riparata con cura e l’ha conservata come un simbolo della lotta alla mafia. Da allora, dopo la sua denuncia, lui e la sua famiglia vivono sotto scorta, con tutte le limitazioni alla libertà personale che ciò comporta.
Ciò che ha colpito di più noi studenti è il fatto che lui non si ritenga un eroe, ma un semplice cittadino che ha voluto combattere per la giustizia, un italiano che non ha mai avuto ripensamenti ma che ha continuato ad andare avanti nonostante tutto, forse più forte di prima.
E’ stato molto commovente, infine, il ricordo del padre, il suo modello di vita: Cutrò ha più volte sottolineato che il suo obiettivo era diventare come lui, un uomo giusto che lavorava per non far mancare nulla alla sua famiglia e che aveva il sogno di ingrandire la sua azienda; Ignazio purtroppo non ce l’ha fatta, ma non per colpa sua. Ha fatto forse qualcosa di più importante: ci ha dato un esempio da seguire.